25 aprile, nel Cagliaritano è sempre viva la testimonianza di chi ha combattuto per la Liberazione. Il monserratino Claudio Perra, classe ’23 e testimone dell’arresto del Duce, ricorda tutto di quei momenti. Arruolato nell’Arma, fra il ’42 e il ’46, e operativo nel Fronte di Resistenza racconta la resa dei Carabinieri a Roma, subito dopo l’8 settembre, e la deportazione di molti di loro a opera dei tedeschi. In tanti allora sono morti nei campi di concentramento, ma Perra, già attivo in azioni di sabotaggio antigermaniche, grazie all’aiuto del colonnello Frignani da Villa Savoia è riuscito a mettersi in fuga. Da lì poi un lungo peregrinare tra Lazio e Abruzzo, per poi aggregarsi come partigiano. Eppure oggi, a distanza di 75 anni, le mille traversie di chi come lui ha lottato per la libertà sembrano essere dimenticate dalle nuove generazioni.
25 aprile, la testimonianza di Claudio Perra: “I tedeschi deportavano nei campi di sterminio. Io sono riuscito fuggire”
Claudio Perra, in occasione di ogni 25 aprile, non si è mai stancato raccontare, nei dettagli di chi l’ha vissuto, lo sbandamento dell’esercito italiano all’indomani dall’Armistizio. Su ordinanza di Graziani infatti i Carabinieri sono costretti alla consegna delle armi. E molti di loro sono finiti così prigionieri e deportati in Germania. Alcuni, come il colonnello Frignani, hanno avuto tragica fine nelle Fosse Ardeatine. “Io non ho ubbidito all’ordine di consegna e sono fuggito dalla stazione di Villa Savoia, grazie all’avvertimento del mio superiore colonnello, già protagonista nel ’43 dell’arresto di Mussolini. Poi, sbandato, sono scappato verso L’Aquila e mi sono unito ai partigiani”.
Un’avventura nella sofferenza. “Oggi però i giovani non sanno niente”
Oggi, all’età di 97 anni, Perra prova ancora tanta emozione nel ricordare quei tragici momenti da errabondo lontano da casa. La fame si affacciava nella sua vita quotidianamente e si viveva alla giornata, di espedienti. In seguito, l’ingresso nelle fila partigiane e la lotta armata nella Resistenza, sino al 25 aprile. Oggi Perra, uno dei pochissimi testimoni ancora in vita, la sua guerra forse la continua ancora, sì, ma contro l’ignoranza. Specie quella dei ragazzi. “I giovani non sanno niente. La scuola non ha insegnato niente, purtroppo. E sono preoccupato per il loro avvenire, perché così loro sono facile esca per quei movimenti di nostalgici fascisti di oggi”. E sulla situazione attuale di emergenza: “È peggio. Noi avevamo un nemico contro cui combattere. Ora la lotta è contro qualcosa di invisibile e nascosto”.