L’8 settembre 1943 il governo Badoglio proclama l’Armistizio di Cassibile. L’Italia esce disastrosamente dalla Seconda guerra mondiale e si rafforza in questo modo la Resistenza contro il nazifascismo. Ma per il nostro paese è l’inizio dello sbando, con la fuga del re a Brindisi e la dissoluzione perdipiù delle forze armate locali. Senza contare l’occupazione del territorio nazionale da parte dei tedeschi, un tempo alleati, che ora diventano nemici del regno. Anche la Sardegna, insieme alla Penisola, vive quei drammatici momenti e ricopre un ruolo notevole nel panorama storico della Resistenza.
L’8 settembre 1943, prima dell’Armistizio in Sardegna
Prima dell’Armistizio, in pieno conflitto mondiale, le truppe alleate tedesche sono presenti di stanza nell’Isola. In particolare, reparti della Wermacht occupano Ottana e nella zona di Villacidro il comando germanico supporta le difese sarde dalle frequentissime incursioni angloamericane. Tra i “crucchi” e la popolazione locale i rapporti risultano oltremodo pacifici, benché i teutonici non amino fraternizzare eccessivamente con gli italiani. I rapporti, tuttavia, si incrinano nelle settimane fra la caduta del fascismo del 25 luglio e l’8 settembre 1943.
Dopo l’8 settembre 1943: i tedeschi diventano nemici
Tutto cambia dopo l’8 settembre 1943. Italiani e tedeschi ora si ritrovano l’uno sullo schieramento opposto dell’altro. Già da prima, il generale Lungerhsausen è al comando delle truppe della Wermacht dislocate nell’Isola, mentre ad Antonio Basso sono affidati i reparti italiani presenti in Sardegna. Nei giorni antecedenti all’Armistizio fra i due si contratta lo sgombero pacifico dell’Isola da parte dei tedeschi, con l’intenzione da parte di questi di puntare verso la Corsica.
Tedeschi in fuga, La Maddalena occupata
Sebbene rispetto al resto d’Italia la Sardegna non sia stata teatro delle purtroppo note nefandezze dei tedeschi in fuga, è altrettanto vero che l’Isola non è rimasta immune da episodi di scontro. Il 9 settembre ‘43 i bombardieri della Luftwaffe affondano le corazzate Roma, Vivaldi e Da Noli, che sono dirette verso La Maddalena. L’isola sarda infatti ospita l’a ttrezzatissima base della Marina italiana nel Mediterraneo. Lo scontro fra le truppe italiane e quelle tedesche causa la morte, nelle acque dell’Asinara, di oltre 1600 uomini. La base de La Maddalena viene occupata dai tedeschi, i quali tengono prigionieri i soldati italiani presenti.
8 settembre 1943, la Resistenza in Sardegna
L’episodio de La Maddalena incrina i rapporti fra le due parti. Il 12 settembre Basso riceve infatti l’ordine di intimare alle truppe nostrane di trattare i soldati tedeschi come nemici. Tuttavia, secondo alcune fonti storiche, il generale napoletano avrebbe posticipato la data di un possibile attacco ad alcuni giorni dopo, anche a causa delle difficoltà interpretative dei comandi e con l’intento inoltre di proteggere la popolazione sarda. L’iniziativa di liberare la piazzaforte maddalenina viene presa così da un piccolo gruppo di soldati italiani, i quali sono protagonisti della Resistenza sarda. Sotto la guida del capitano di vascello Carlo Avegno, isolani e italici danno battaglia contro gli occupanti tedeschi. È il 13 settembre e dopo ore di battaglia, al prezzo di 28 caduti, ai germanici viene imposta la resa. I tedeschi si impegnano così a liberare i prigionieri e a lasciare la Sardegna senza ulteriori reazioni.