Collocata nel territorio di Villasimius, l’area marina protetta di Capo Carbonara si estende per più di 34 km di costa. In particolare, comprende la porzione di mare (circa 86 km²) che va da Capo Boi all’isola di Serpentara. Inclusi nell’area anche l’isola dei Cavoli e numerose secche che, nell’arco di secoli, hanno portato al naufragio di svariate imbarcazioni. La diversità biologica dei suoi fondali, rende l’area marina un luogo unico al mondo. Frequentata da delfini, barracuda e cernie, è sede privilegiata di sviluppo della posidonia.
Torri di guardia e naufragi
L’istituzione dell’area marina di Capo Carbonara risale al 1998. Il suo obiettivo è la tutela della diversità biologica delle specie presenti nello specifico tratto di mare. Per questo motivo è stata anche nominata Area Specialmente Protetta di Importanza Mediterranea.
Prende il nome dall’antico comune di Carbonara, così chiamato per l’intenso sfruttamento di carbone. Il comune verrà rinominato Villasimius nel 1862.
Vista la sua collocazione, ai margini del golfo di Cagliari, è stata un’area di primaria importanza strategica. Non stupisce quindi sia costellata di torri di avvistamento. Tra quelle ancora integre, troviamo la Torre di Porto Giunco, la Torre dell’isola dei Cavoli e di Capo Boi. Il contatto visivo con le altre torri costiere, garantiva la salvaguardia della città dalle incursioni piratesche.
L’area marina protetta di Capo Carbonara, custodisce tuttavia altri piccoli tesori. Le secche presenti nell’area e i forti venti di maestrale e libeccio, hanno rappresentato sin da tempi antichi un’impresa ostica per i marinai. I naufragi erano infatti ricorrenti. Ciò ha portato i fondali dell’area marina a popolarsi di relitti di ogni epoca. Il più antico è una nave romana del 250 a.C. che trasportava anfore e ceramiche. Nel luogo anche un veliero spagnolo e, ritrovamento più recente, un piroscafo Egle.
Il patrimonio ambientale dell’area marina protetta di Capo Carbonara
I paesaggi sommersi sono caratterizzati sia da fondali sabbiosi che da rocce granitiche. Essi offrono riparo alle più comuni specie ittiche dei mari della Sardegna. Tuttavia sono presenti anche curiose eccezioni. Complice l’innalzamento delle temperature, alcune specie tropicali hanno trovato casa nelle acque dell’area marina protetta di Capo Carbonara. Insieme ad esse, spicca anche la Pinna Nobilis, il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo. Le sue acque sono inoltre frequentate da delfini, branchi di barracuda, ricciole e cernie. A conferma dell’habitat incontaminato, sono stati avvistati nel tempo anche solitarie foche monache.
La flora non è meno straordinaria. I fondali sono infatti costellati di margherite di mare e gorgonie. Ma a farla da padrone è senza dubbio la posidonia. Le sue praterie si sviluppano su buona parte dell’area marina. Fondamentale per la riossigenazione delle acque, la presenza della posidonia è un chiaro indicatore della qualità delle acque marine.
Divisioni in aree e limitazioni
L’area marina di Capo Carbonara è suddivisa in quattro aree: A, B, C e D. La porzione A è definita “riserva integrale” e vigono su di essa i maggiori e più stringenti divieti. L’area B è invece chiamata “riserva generale”, la C “riserva parziale” e infine la D “riserva sperimentale”.
Per salvaguardare al meglio l’habitat dell’area, è fatto divieto assoluto di pesca subacquea in tutte le zone. La pesca sportiva è invece consentita solo in aree specifiche e solo previa autorizzazione del Comune di Villasimius. Anche la navigazione è prevista solo in parte e a velocità ridotta. Discorso simile per l’ormeggio e l’ancoraggio che devono essere limitati alle porzioni di fondale non popolate dalla posidonia.