Oggi Lepanto è un tranquilla cittadina turistica della Grecia. Con il porticciolo, i bar e due spiagge amate dai vacanzieri estivi. Solo una targa ricorda la famosa Battaglia di Lepanto, combattuta proprio nelle sue acque.
“A memoria imperitura della più grande battaglia nella storia della marina a remi e a monito solenne perché i popoli del Mediterraneo in ripudio della guerra costruiscano assieme la pace”.

7 Ottobre, anniversario della Battaglia di Lepanto
Era domenica il 7 ottobre del 1571. Schierata all’imbocco del Golfo di Corinto, stretto tratto di mare che separa il Peloponneso dal resto della Grecia continentale, c’era l’invincibile flotta musulmana dell’impero ottomano. Dall’altra parte la Lega Santa che con la benedizione di Papa Pio V riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, le truppe dell’impero spagnolo con i suoi Regni di Napoli, Sardegna e Sicilia, la Repubblica di Genova, il Ducato di Savoia, di Urbino, il Granducato di Toscana e l’Ordine di Malta.
Le gesta dei combattenti della Lega Santa
Alle 16 di quello stesso giorno, lo scontro navale era terminato: la sconfitta della flotta ottomana segnò il trionfo di quella cristiana occidentale. Una vittoria importante per il controllo territoriale e commerciale del Mediterraneo e per la supremazia della cristianità. Celebrata e tramandata nei secoli, testi e opere d’arte in tutta Europa ripercorrono le gesta di questi uomini e dei loro comandanti. Compreso il racconto dei 400 archibugieri sardi che avrebbero combattuto in prima linea su quelle navi. Tornati sull’isola avrebbero eretto una cappella dedicata alla Beata Vergine del Rosario nella chiesa cagliaritana di San Domenico.

La questione del “Tercio di Sardegna”
Ad animare autori e studiosi, la cronaca spagnola di Hyeronino de Costiol, datata 1572 in cui si parla di “quatrozientos ercabuzeros sacados del tercio de Cerdeña”, 400 archibugieri estratti dal Tercio di Sardegna. «Si continua a tramandare una leggenda iniziata nel Seicento e che alcuni storici, anche autorevoli, hanno ripreso senza verificare le fonti. Lo studio preciso e scrupoloso del dottor Gian Paolo Tore, Il Tercio de Cerdeña del 2006, sfata definitivamente ogni dubbio». Carlo Figari, giornalista, docente universitario, autore di saggi storici e culturali, ha più volte riportato le conclusioni dello studioso nella pagine culturali de “L’Unione Sarda”.

Battaglia di Lepanto: come è nata la leggenda dei 400 archibugieri sardi
Pubblicato dall’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea del Cnr di Cagliari, il dottor Tore pubblica tutti i documenti di archivio e ricostruisce le vicende del Tercio de Cerdeña, gruppo di fanteria creato nel 1565 e costituito da uomini provenienti da ogni parte dell’impero. Le unità militari dei tercios, armati di picche, spade e archibugi, venivano dislocati negli stati che facevano parte della corona Spagnola. Assumendo il nome dell’area geografica di stanziamento, venivano poi spostati ovunque in caso di necessità. Così i militari del Tercio di Sardegna furono attivi in Corsica, Malta, Lombardia e Fiandre. Qua nel 1568 subirono una pesante sconfitta e vennero sciolti, ancor prima che potessero combattere nella battaglia di Lepanto nel 1571.

La cappella del Rosario e la bandiera del tercio
E così anche la famosa bandiera, ormai logora, smette di essere la prova tangibile di quell’avvenimento. «La Cappella del Rosario dove sarebbe stata depositata la celebre bandiera del tercio, nel 1580 era ancora in costruzione» spiega Carlo Figari. Secondo Gian Paolo Tore nel libro I sardi a Lepanto – Analisi di una leggenda, la prima attestazione di questa bandiera nella chiesa di San Domenico è del 1714. Prima di lui, lo storico e alto funzionario di Stato cagliaritano Francesco Loddo Canepa descrive lo stendardo della Lega Santa. Ornato d’oro e d’azzurro riporta al centro la figura del crocifisso. Appena sotto la tiara e le chiavi simbolo del papato, lo stemma dell’impero, del regno di Spagna e della Repubblica di Venezia.