17 febbraio 1943: hanno inizio i bombardamenti su Cagliari ad opera degli Alleati. Sono trascorsi ormai 76 anni da quei tragici eventi che distrussero interamente la città. Nonostante la massiccia opera di ricostruzione avviata subito dopo la Guerra, ancora oggi possiamo vedere traccia dei tragici eventi. Allo stesso modo, il ricordo delle bombe, degli edifici crollati e delle centinaia di vite perse è ancora vivo e presente nei sopravvissuti, prezioso promemoria per le generazioni successive.
L’inizio dei bombardamenti su Cagliari
Che la Sardegna rivesta una notevole importanza strategia per via della sua posizione, nel bel mezzo del Mediterraneo, è cosa ben nota sin dall’alba dei tempi. Non a caso, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’isola divenne ben presto una preziosa base di appoggio per sommergili e reparti aerei dell’Asse. Tuttavia, tale situazione, apparentemente privilegiata, ne sancì anche la rovina.
Il 7 febbraio 1943, per porre fine all’avanzata aerea italo-tedesca, gli statunitensi attaccarono Elmas. I bombardamenti su Cagliari iniziarono pochi giorni dopo, il 17 febbraio. Nel pomeriggio, 105 aerei, tra B-17 (le “fortezze volanti”) e Caccia pesanti, sganciarono a tappeto bombe di medio calibro e spezzoni incendiari. I danni si concentrarono soprattutto nel centro storico e nell’area attorno a via Sant’Efisio. Al termine dell’attacco, durato per tutto il resto della giornata, i morti erano circa 200, mentre i feriti quasi 300.
I pochi giorni che separarono la prima ondata di bombe dalla successiva, non furono sufficienti per organizzare i soccorsi e per porre ordine in città. Il 26 febbraio, una ventina di B-17 attaccò nuovamente Cagliari. Stavolta, ad esser maggiormente colpiti furono i quartieri di Bonaria, Castello e Stampace. Il Teatro Civico e il Bastione di Saint Remy divennero irriconoscibili. In Piazza Costituzione e Piazza del Carmine si crearono profonde voragini, e del Comune rimase solo la facciata. La domenica del 28 febbraio oltre 500 bombe rasero al suolo il Porto e la Stazione Ferroviaria.
Nonostante buona parte dei cittadini avesse oramai abbandonato la città, i bombardamenti su Cagliari proseguirono nella loro opera di distruzione. Il 31 marzo un ulteriore attacco distrusse ciò che era rimasto nella zona del porto. Il colpo di grazio arrivò il 13 maggio: uno stuolo di oltre 300 aerei, tra bombardieri e caccia, sganciò sul capoluogo 893 bombe. Di Cagliari non rimase che un cumulo di macerie.
L’offensiva degli Alleati nell’isola
Non solo Cagliari, i bombardamenti interessarono anche altri punti nevralgici della Sardegna. In particolare, nel mese di aprile, gli Alleati presero di mira l’aeroporto di Alghero, Porto Torres, Carloforte, Sant’Antioco, e le navi di sosta nei porti di La Maddalena e Palau. A maggio, non c’era giorno che il nord Sardegna non fosse bersaglio degli aerei Alleati. Il mese successivo, gli attacchi si concentrarono sui porti di Olbia, Alghero, Golfo Aranci, e su ciò che rimaneva del porto di Cagliari.
Il clima di terrore che attanagliava l’intera isola si protrasse ancora per il resto dell’estate. Finché, finalmente, l’8 settembre 1943, Badoglio annunciò l’uscita dell’Italia dal conflitto mondiale. Il bilancio della guerra in Sardegna era a dir poco negativo. Nella sola Cagliari, distrutta quasi interamente dai bombardamenti, i morti accertati si attestarono a 2000.