In occasione del ponte di Ognissanti il Cimitero di Bonaria sembra acquisire un fascino nuovo. A Cagliari, infatti, in questo luogo sacro c’è una chiamata a raccolta di tutti coloro che vogliono omaggiare i propri cari, ricordandoli nel modo più intimo possibile tra spettacolari monumenti. E così, in una stupenda galleria d’arte sotto il colle della città, ecco che, fiori in mano, si riversano in tanti. Una passeggiata fra ricordi e monumenti, dunque, con le opere dei più famosi scultori che contribuiscono a rendere quest’angolo di mestizia un gioiello, tutto nostro, da custodire e visitare regolarmente.
Al cimitero di Bonaria i racconti di una Cagliari lontana
Percorrere a piedi i sentieri del cimitero di Bonaria e salire le infinite scale dà modo a tutti di conoscere una Cagliari che non c’è più. Storie di vita travagliate, come quella della suicida Amina Nurchis, la prima donna maturatasi al ginnasio contro i voleri di una società profondamente maschilista. E che dire ancora del piccolo Efisino, il bimbo di tra anni che ha commosso i visitatori di ogni tempo. Seduto su una seggiola non ne vuol sapere di svegliarsi. Il suo infatti è il sonno della morte. “Cattivo, perché non ti risvegli?” recita allora l’epitaffio del 1887.
Le struggenti storie di vita di tanti
Passeggiando fra le maestose cappelle e lapidi ormai divelte dal logorio del tempo, di storie come quella di Efisino se ne trovano davvero tante al cimitero di Bonaria. Bambini, padri di famiglia o giovani madri, che hanno dovuto lasciare questo mondo spesso tragicamente, sono ricordati qua e là dai monumenti. C’è ad esempio il piccolo, eternato dalla pietra, che falciato da un’automobile i suoi cinque anni ce li ha per sempre; oppure, la giovane donna che pare addormentata, con il bimbo che leggermente scosta il velo per salutarla un’ultima volta.
Fra tombe “famose” e altre dimenticate
Al cimitero di Bonaria si ha l’impressione di perdersi fra racconti e personaggi lontani, quasi mitici. Eroi di guerra, caduti sotto il fuoco e le bombe, e figure famose come quella dello storico sindaco cagliaritano Ottone Bacaredda, nelle loro tombe sembra che abbiano sempre qualcosa da raccontare. Dall’altra parte però sono tanti gli angoli dimenticati di questo luogo così come innumerevoli quelle lapidi su cui nessuno va più a piangere da tempo. E allora ecco che molti spazi vengono chiusi e recintati. Molte tombe cadono così nell’oblio eterno.