Filu 'e ferru: l'ardente grappa sarda dal passato rocambolesco - itCagliari

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Filu ‘e ferru: l’ardente grappa sarda dal passato rocambolesco

Bottiglie utili a contenere filu 'e ferru

Il filu ‘e ferru, letteralmente filo di ferro, è la tipica grappa della Sardegna. È anche conosciuto come abbardente, ovvero acqua che arde, per via della forte gradazione alcolica. Questa infatti si attesta tra i 40° e 55°. Incolore e aromatizzata con fiori di corbezzolo o finocchietto selvatico, nasce dalla distillazione di vinacce sarde selezionate. Potrebbe essere considerato a tutti gli effetti uno dei simboli dell’ospitalità sarda. L’abitudine di invitare a bere (in sardo cumbidare) è infatti molto radica nell’isola. La grappa sarda, inoltre, ben si accompagna ai piatti tipici della Sardegna, come il maialetto o i dolci alle mandorle.

Una storia travagliata

Il filu ‘e ferru deve il suo caratteristico nome ad una pratica nata nel periodo del proibizionismo sardo.
Per molti secoli, la tipica grappa sarda era solita consumarsi in libertà. La sua stessa produzione avveniva in maniera casalinga. I monaci infatti, che per anni utilizzavano il distillato come rimedio naturale, diffusero ai più i metodi per la sua preparazione. Ben presto, la produzione del filu ‘e ferru divenne quindi una valida fonte di sostentamento per numerose famiglie.

Filu 'e ferru: bicchiere di grappa
Bicchiere di grappa (fonte igor per Flickr)

Nel 1874, tuttavia, l’idillio si infrange. Il governo sabaudo, infatti, vietò la produzione casalinga di distillati. Per proseguire nell’attività, era dunque necessario esser in possesso di autorizzazioni e il pagamento di tasse dedicate.
Ma gli aspiranti distillatori sardi non si persero d’animo.
La produzione iniziò quindi ad avvenire di nascosto, celati dalle tenebre notturne. Si narra che a ricevere l’incarico di nascondere il crimine fossero le donne. Ecco quindi che damigiane e alambicchi spariscono dalla vista. Le armi del delitto sono nascoste in botole, mobili dal doppio fondo e persino sotterrate nell’orto. Ad indicare la presenza delle bottiglie colme di distillato, un sottile filo di ferro che sporgeva dal mobilio o dal terreno. Da tale aneddoto nasce quindi il nome tipico di filu ‘e ferru.

Come si produce il filu ‘e ferru

Per produrre la tipica grappa sarda si utilizzano vinacce sarde selezionate. Lo strumento, è invece un classico alambicco. Questo è formato da una caldaia munita di tappo e tubo, uscente dalla sua parte superiore, e infine da un contenitore cilindrico e una serpentina. Il procedimento è molto semplice e consiste nel condensare i vapori provenienti dall’ebollizione.

Filu 'e ferru: distilleria moderna
Distilleria moderna

Le vinacce e l’acqua sono poste nella caldaia e portate ad ebollizione. Il tappo della caldaia è munito di termometro, utile a comprendere la temperatura ideale per la fuoruscita dei vapori. Per un prodotto di qualità, questa si pone tra gli 82° e i 96°. Il vapore percorre dunque la serpentina, posta all’interno di un contenitore cilindrico riempito di acqua. In tal modo, il vapore bollente si raffredda e prende forma liquida. Nasce quindi il filu ‘e ferru.
In passato gli strumento erano senz’altro molto più caserecci di quelli moderni. Per evitare alcuni inconvenienti in fase di ebollizione, ad esempio, erano posti nella caldaia alcuni rami secchi. Allo stesso modo, l’uso del termometro non era diffuso tra la popolazione. Il tappo della caldaia era dunque formato da un semplice impasto molle a base di farina.

Filu ‘e ferru: l’ardente grappa sarda dal passato rocambolesco ultima modifica: 2019-10-15T11:56:07+02:00 da Andreana Perla

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