Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, a passeggio nelle vie della città avrà pensato “chissà com’era la vita a Cagliari nell’Ottocento?”
Un importante Dizionario scritto nel periodo del Regno Sabaudo, soddisfa la nostra curiosità e ci racconta i cagliaritani dell’ottocento visti da Vittorio Angius.
L’opera
Vittorio Angius, nato a Cagliari nel 1797, nella sua vita è stato scrittore, giornalista e politico italiano. Tra le sue opere più importanti c’è sicuramente il Dizionario storico, geografico, statistico, commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna. Un’opera davvero ambiziosa per l’epoca, a cura di Goffredo Casalis, che aveva lo scopo di raccogliere le informazioni riguardanti tutti i comuni del Regno Sabaudo.
Angius curò tutta la parte riguardante l’isola di Sardegna e dal 1832 al 1848 la percorse tutta, appuntando di ogni singolo villaggio la storia, le leggende e le credenze.
I cagliaritani dell’ottocento: oltre 160 anni fa
Vittorio Angius svolge un’accurata analisi del territorio di Cagliari ma si sofferma incuriosito sulle caratteristiche dei suoi cittadini:
“Caratteri dei Cagliaritani: Nella loro fisionomia niente è di speciale, che facciali distinguere dagli altri sardi e italiani. Le fattezze regolari, mediocre la statura, brunetta la tinta, frequentissima la bellezza nelle femmine con molta anima”. “È osservabile molta cortesia, franchezza e ingenuità, e con queste quelle altre particolarità che porta la condizione del clima”.
Non vengono inoltre trascurate la forte devozione per la Madonna di Bonaria al tempo chiamata dai cagliaritani “La nostra Donna” e per Sant’Efisio.
Uno spazio è riservato anche ai Costumi nel vestire: “Gli uomini delle classi alta e media, e gli artigiani vestono alla moda degli altri italiani. I rigattieri, carrai, acquaroli, ecc. alla sardesca, ma non tutti nella medesima forma. Ché altri si abbigliano a coietto, altri senza, comecché sia universale il gusto per pompose bottoniere d’oro e di argento alle due maniche […].
I pescatori e barcaruoli hanno una special maniera; pantaloni larghi di panno rosso, giubbonetto chiuso con fascia in seta a mezza vita, altro giubbonetto con maniche, e piccol bavero, e bottoniera. Parte del vestiario sardesco è la berretta di lana, che suol essere composta secondo la professione. […] Le donne degli uomini di questa classe hanno una moda media tra quella delle villiche e delle cittadine con certe notevoli differenze tra se stesse[…].