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I Modigliani in Sardegna e la bancarotta del 1884

Modigliani

Il pittore Amedeo Modigliani veniva alla luce il 12 Luglio 1884 a Livorno, in via Roma 38. Tale nascita si verificò in un momento particolarmente amaro per la sua famiglia. Infatti, il pignoramento dei beni che avvenne in quel periodo, fu l’estrema conseguenza della bancarotta del padre Flaminio, che in maniera poco oculata, aveva condotto dei pesanti investimenti in imprese agro-forestali e minerarie. Una di queste, era per l’appunto dislocata in Sardegna. Entrando nel dettaglio, possiamo evidenziare come i Modigliani, vantassero una lunga tradizione familiare come imprenditori e finanzieri. Il nonno Abram Vita era stato consigliere finanziario di Napoleone Bonaparte, durante la campagna d’Italia. Il figlio Emanuel divenne invece “banchiere del papa Pio IX”, avendo avuto l’incarico di fornire il metallo da conio alle due zecche pontificie.

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Fig.1 Flaminio Modigliani. Fonte https://www.ansa.it/sardegna/notizie/inviaggio/2015/06/12/alla-scoperta-tenuta-modigliani-a-grugua_015ec4b2-0752-495c-a34b-2fb7d3ed6d5f.html

L’inizio della vicenda dei Modigliani in Sardegna

Correva l’anno 1849 e per il finanziamento delle campagne risorgimentali, il governo sabaudo si trovava nella costante necessità di reperire fondi. La Sardegna in funzione di ciò, risultava per la Corona Piemontese una grande fonte di guadagno, poiché possedeva un patrimonio naturale ancora tutto da valorizzare. Con l’abolizione dei feudi, il Regio Demanio incamerò gli ex possedimenti nobiliari. L’isola pertanto divenne una terra su cui speculare e fare investimenti, soprattutto agli occhi di astuti capitalisti. I Modigliani arrivarono in Sardegna proprio in questo momento, acquisendo oltre dodici mila ettari di foresta della proprietà del “Salto di Gessa”. Più precisamente si trattava di una vasta estensione fondiaria che andava da Iglesias a Buggerru, considerato il più grande territorio agro-forestale dell’isola.

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Fig.2 Villa Modigliani in località “Grugua”

Lo sfruttamento del “Salto di Gessa” e la scoperta di minerali

Emanuel Modigliani veniva spesso a controllare i suoi possedimenti accompagnato da suo figlio Flaminio. Difatti, la figlia di Amedeo, Jeanne, nella biografia dedicata al padre, racconta di come il nonno Flaminio vivesse più in Sardegna che a Livorno. Le potenzialità economiche del “Salto di Gessa” erano infatti enormi. Una di queste era la ricchezza boschiva, da tradurre in legno e carbone. La sorte del territorio e della foresta erano pertanto segnate. Il disboscamento ebbe inizio dall’area costiera, dove i due porti di Cala Domestica e Buggerru consentivano l’immediato imbarco del legname e del carbone.

Della selva presente non restò nulla. Tale atto dimostrò, che il solo unico fine che aveva spinto i Modigliani in Sardegna era l’arricchimento senza scrupoli. Difatti, anche i componenti della commissione parlamentare d’inchiesta sulle miniere sarde, giunti sul posto non poterono che constatare la radicale trasformazione del territorio. Con l’intento di giustificarsi Emanuel inviò una lettera al presidente della commissione Agostino Depretis, affermando di trattarsi di un azione unica. Difatti, i suoi studi avevano dimostrato la presenza di minerali sul posto, che in futuro sarebbero stati la fonte di guadagno alternativa. Inoltre, affermò che la foresta recisa si sarebbe riprodotta.

Grugua Casa Modigliani Iglesias
Fig.3 https://meandsardinia.it/amedeo-modigliani-e-laria-buona-del-sulcis-iglesiente/

La controversia della miniera di Malfidano e la bancarotta

Pertanto Emanuel proseguì per la sua strada e cosi fecce anche il figlio Flaminio che però si trovò implicato in una controversia riguardante la miniera di Malfidano. Difatti, nel contratto di compravendita la ditta preposta Millo-Ciarella cedeva ai Modigliani soltanto un terzo dei diritti sui venticinque punti mineralogici di piombo argentifero. Inoltre aveva tacitamente riservato a sé oltre ai restati due terzi, l’intero sfruttamento di altri eventuali minerali.

Così, quando nella miniera di Malfidano si scoprirono ricchissimi giacimenti di calamina, a beneficiarne fu l’ingegnere Giovanni Eyquem che nel frattempo aveva comprato i diritti dai Millo-Ciarella. Flaminio Modigliani si oppose rivendicando i suoi diritti sulla miniera e creando un contenzioso legale che durò oltre vent’anni. Le consistenti finanze del Modigliani però subirono un grande danno, soprattutto quando andò a scontrarsi con la Società Malfidano dotata dei migliori avvocati e immensi capitali. Flaminio in tutto ciò ebbe la peggio e nel 1884 la sua azienda dichiarò il fallimento concludendo di fatto la vicenda dei Modigliani nell’Iglesiente.

I Modigliani in Sardegna e la bancarotta del 1884 ultima modifica: 2021-10-19T10:03:46+02:00 da Lara Desogus

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