I sequestri di persona, in Sardegna una macchia orribile e impossibile da cancellare nella millenaria storia dell’Isola. Tra gli anni Sessanta e Novanta il fenomeno conosce il suo momento di massima esplosione e una delle terre più belle del Mediterraneo diventa teatro di bestialità. Vittime scelte con attenzione e in nome di un barbaro business, tra sequestratori, pentiti e codici d’onore. Un fenomeno che è crollato negli anni Duemila, ma ricordato ancora oggi con terrore anche da chi l’ha solamente conosciuto da impotente spettatore. Fabrizio de Andrè, il piccolo Farouk Kassam, Silvia Melis e Titti Pinna. Sono solamente alcuni degli innumerevoli nomi di sequestrati in Sardegna. E questi episodi ancora oggi fanno accapponare la pelle.
I sequestri di persona in Sardegna, l’ombra oscura dell’Anonima
Dietro i sequestri di persona in Sardegna, c’era l’ombra oscura dell’Anonima. Un’espressione giornalistica che identificava gruppi legati al banditismo sardo, le cui origini affondano nella notte dei tempi. Non si pensi a organizzazioni come Cosa Nostra et similia. L’Anonima sarda non può essere considerata un’associazione a delinquere di stampo mafioso, con determinate gerarchie e unitarietà, ma con essa i media facevano riferimento all’insieme di gruppi estemporanei, legati al codice barbaricino e attivi nel sequestro di persona in Sardegna e in Penisola.
I sequestri di persona in Sardegna, i luoghi dell’Isola
Un fenomeno, quello dei sequestri di persona, che ha avuto un elevato sviluppo soprattutto nelle aree interne. La Barbagia, le Baronie e l’Ogliastra sono tristemente ricordate, ma non da meno sono state la Gallura e in generale alcune aree del nord Sardegna. Anfratti, grotte e boschi impraticabili diventano i luoghi ideali dove tenere gli ostaggi. Spesso, era indispensabile l’appoggio e la connivenza di un gran numero di persone. Eppure, non sono mancati episodi di lotta armata tra rapitori e popolazione, civili e volontari, in nome dei principi di giustizia.
I sequestratori più noti, alcuni nomi ed episodi
La Barbagia, l’Ogliastra e le Baronie terre di banditi. E dietro, a dirigere l’orchestra, spesso c’erano personaggi di grande rispetto. Ma per le vittime, alcune volte, le storie non erano a lieto fine. Tra i sequestratori, i nomi di Matteo Boe e Graziano Mesina spiccano su tutti, come protagonisti dell’aetas aurea del banditismo sardo. Il primo è divenuto famoso per il sequestro di Farouk Kassam ed è salito alla ribalta della cronaca nazionale per la sua evasione dal carcere dell’Asinara. Il secondo, condannato all’ergastolo, è stato graziato nel 2004. Salvo poi ritornare in carcere nel 2013. E ancora, non da meno sono le “imprese” dello spagnolo Miguel Atienza, Attilio Cubeddu e Mario Sale. Senza dimenticare la guerra intestina tra i mamoiadini Annino Mele e Giovanni Cadinu.
I sequestri in Sardegna, nelle terre selvagge dell’Isola
Tra gli anni Sessanta e Novanta, il boom dei sequestri di persona in Sardegna. La storia del 1975 del conte Alfonso de Sayons mette ancora i brividi alla schiena, così come quella di Piero Baldassini. Nel 1979 le terre selvagge del Supramonte hanno ospitato, loro malgrado, Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. Faber, nonostante tutto, non ha però rinnegato il suo amore per i sardi. E ancora, nel 1985 il sequestro dell’imprenditore Tonino Caggiari. Per lui sono scesi in campo civili e volontari, in nome della giustizia, nella “battaglia di Osposidda”. Nel 1992, a soli otto anni, viene sequestrato Farouk Kassam, con la liberazione mediata da Graziano Mesina. In epoca più recente, nel 1997 è stata dell’enigmatico sequestro di Silvia Melis e quello di Titti Pinna, nel 2007. Fuori dalla Sardegna, celeberrimo è il sequestro Soffiantini, nel 1997.
Gli anni ’00, la fine del boom
Negli anni ’00 finisce il boom dei sequestri in Sardegna, salvo sporadici episodi. I fattori sono stati molteplici, anche se è bene evidenziare l’immane lavoro della Giustizia italiana e di personalità di legge. Una di queste è il giudice istruttore cagliaritano Luigi Lombardini , che tra gli anni ’60 e ’80 ha contribuito a scardinare questo sistema criminale.