Checché se ne dica, Cagliari è sempre stata una città di mare. Strettamente connessa alla sua evoluzione, è il Porto di Cagliari. Non a caso, i periodi di forte sviluppo o di decadimento sono sempre stati accompagnati da altrettanti cambiamenti nel suo Porto. Tali mutamenti hanno attraversato i secoli. Al principio, un piccolo porticciolo utile alle navi fenicie. Oggi, attracco ideale per le grandi navi da crociera.
Fenici, romani e pisani
Come tutte le grandi colonizzazioni, anche quella del suolo sardo è partita dal mare. I primi ad occupare la fascia di costa su cui oggi sorge il Porto, furono i fenici. A seguire, i mercanti punici. Grazie a questi, la città iniziò ad assumere i tratti di una vera e propria città urbana.
Al termine delle guerre puniche, l’isola passò nelle mani dei romani. Il Porto di Cagliari divenne il punto di collegamento tra le provincie più lontane dell’Impero e la sua capitale. Da qui, partiva anche uno dei prodotti più apprezzati dell’isola: il sale.
Ma la storia del Porto, al pari di quella della città, non è sempre stata rose e fiori. Intorno all’anno 1000, le continue scorrerie degli arabi portarono all’abbandono dell’intera area costiera. Furono i pisani, nei primi anni del 1200, a sovvertire le sorti del Porto del Cagliari. Pisa era una potente Repubblica Marinara e, come tale, era in possesso di una lunga tradizione navale e portuale. I pisani si premurarono, tra gli altri, di ampliare il molo. Dopo i lavori di costruzione, il Porto fu capace di ospitare fino a 20 galee. Ciò permise gli permise di divenire un importante luogo di scalo e carico merci.
Il Porto di Cagliari e la Grande Catena
Durante l’occupazione pisana, l’aspetto del Porto di Cagliari era irriconoscibile rispetto ai tempi moderni. Un’imponente muraglia difensiva cingeva infatti l’intera area portuale. Il litorale, invece, era racchiuso da un arco composto da grandi pali. Al centro dell’imponente palizzata, un varco permetteva alle imbarcazioni di accedere alle banchine. Il corridoio d’accesso era chiuso all’occorrenza da una grande catena. Questa, impediva alle navi estranee di entrare in città. Il Porto di Cagliari divenne uno dei luoghi più sicuri conosciuti dai naviganti del tempo.
All’alba dell’Unità d’Italia
La conformazione “pisana” del Porto resiste fino all’unificazione d’Italia.
Negli ultimi anni dell’Ottocento assistiamo alla demolizione delle spesse mura di contenimento del Porto. Allo stesso modo, è abbattuta anche la porta che immetteva nel quartiere Marina. In tale periodo avviene l’edificazione del Palazzo Sanità, cui si deve il nome dell’attuale molo. Il Palazzo assolveva la funzione critica di controllo delle merci. L’obiettivo era quello di proteggere la città da eventuali epidemie. L’aspetto odierno del Porto di Cagliari risale dunque ai primi anni del ‘900.
La Seconda Guerra Mondiale e la rinascita del Porto di Cagliari
In vista dell’imminente Guerra, le autorità provvidero a militarizzare il Porto di Cagliari. Nei moli presero posto le navi da guerra e le banchine divennero deposito di materiali e attrezzature. I bombardamenti del 1943 radono al suolo l’intera zona portuale. Edifici, moli, banchine e navi attraccate vennero distrutti.
Al termine della Guerra, gli alleati arrivano a Cagliari. Per proteggere navi e generi alimentari, racchiusero il Porto con una recinzione improvvisata in filo spinato. Anni dopo, questa è sostituita da un’altra recinzione con base in cemento. La divisione tra il Porto e la città è dunque netta. Sarà solo negli anni 90 che il Porto diverrà libero da cinte e muri e potrà ricongiungersi con il capoluogo sardo.
Oggi, il Porto di Cagliari è uno scalo marittimo di straordinaria importanza commerciale. Il traffico delle navi da crociera è in continua crescita e provvede ad animare la città per buona parte dell’anno.