In cento anni di attività, il manicomio di Villa Clara ha ospitato più di 16mila pazienti, uomini e donne definiti come “agitati” o “confusi” per non dire matti. Aperto nel 1892, ha dato alloggio a tutti gli “squilibrati” che prima venivano abbandonati a se stessi o internati: inizialmente in due camere ricavate nei sotterranei dell’antico ospedale civico di Sant’Antonio Abate, poi qualche anno dopo nel reparto di psichiatria all’ospedale San Giovanni di Dio.
Le origini
Villa Clara, nella sua disposizione di “manicomio” nasce sotto la direzione del professor Sanna Salaris che, assieme all’amministrazione prese in affitto una spaziosa tenuta agricola nella località di Monte Claro, a Cagliari. La struttura della villa era già esistente: prima dimora di un ricco banchiere diventerà poi la residenza del direttore e della sua famiglia. Tutt’attorno stalle, magazzini e vecchi alloggi. Questi spazi venivano utilizzati per consentire la terapia del lavoro ai degenti validi ma sopratutto garantivano il sostentamento autonomo del manicomio. Frutteti, vigneti e orti coltivati davano cibo per i degenti ma venivano anche venduti diventando cosi nuove fonti di guadagno.
Stanislao Palomba, questo il nome dell’ingegnere che progetto Villa Clara, decise di seguire le orme di altri manicomi europei rifacendosi al modello a “villaggio”. Costituito da vari padiglioni collegati tra loro da vialetti. Circondato da altissime mura di cinta, circa 3 metri, per nascondere alla gente comune ciò che accadeva all’interno ma anche per evitare fughe.
La costruzione del manicomio fu possibile grazie ad una legge che regolamentava la materia psichiatrica. Diceva: “le persone affette per qualsiasi causa da alienazione mentale debbono essere custodite e curate nei manicomi”.
Il ricovero
Sappiamo che il manicomio di Villa Clara è stato costruito per ospitare 500 pazienti ma che per quasi tutta la sua attività ne ospitò più del doppio. Ogni nuovo potenziale paziente, prima del ricovero, doveva sottoporsi ad un’alquanto crudele iter. Oltre alla visita del medico, veniva messo in stato di isolamento per 15 giorni, legato ad un letto in totale stato di immobilizzazione e sotto osservazione. Alla fine di tale periodo, a seconda del comportamento del paziente, agitato o calmo, il medico decideva se il ricovero era o no necessario e quindi se il paziente era malato di mente. Le terapie comprendevano purghe, clisteri e bagni gelati. Inoltre, intorno agli anni ’40, presero piede le terapie da shock insulinico ed elettroshock. La legge Basaglia del 1978 impose la chiusura degli ospedali psichiatrici, ma il Villa Clara continuò a restare in funzione. Chiude i cancelli solo nel marzo del 1998 senza trovare una soluzione ai malati. Ora liberi ma privi di aiuto e incapaci di reinserirsi in società.
Villa Clara oggi
La grande tenuta agricola di un tempo è oggi uno dei più bei parchi cittadini di Cagliari, il parco di Monte Claro. Polmone verde della città e meta dei cagliaritani amanti dello sport all’aria aperta. Il parco è composto da viali di lecci e laghetti abitati da numerosi anatidi. Laghetti e graziosi ponticelli in legno permettono di arrivare da un lato all’altro del parco e fraternizzare con gli uccelli. Durante una passeggiata nei giardini ci si imbatte in alcune opere del celebre artista sardo Pinuccio Sciola, il creatore delle famose “pietre sonore”.
Anche Villa Clara è stata riqualificata con ottimi risultati. Oggi infatti ospita una bellissima e moderna biblioteca, la Provinciale, dedicata al grande scrittore sardo Emilio Lussu.