Le tante festività che si svolgono tutti gli anni in Sardegna sono senza dubbio le migliori espressioni del folclore, della fedeltà alle usanze del passato ad un patrimonio antico che non subisce contaminazioni in quanto è l’uomo a tutelarne l’autenticità. Questo attaccamento alla tradizione si è andato riaffermando negli ultimi anni che hanno visto riproporre sagre trascurate da tempo ma evidentemente non del tutto dimenticate. In evidente contrasto con i mutamenti determinati dall’odierna civiltà dei consumi, la festa paesana infatti, offre la possibilità di ravvivare affetti e sentimenti, di rendere vivi i ricordi con tutto l’alone nostalgico di cui sono permeati. Un rinnovarsi, dunque, di singolari riti in cui il costume locale è d’obbligo e non meno sono le musiche, il canto e le danze.
Il costumi del folclore
Per quanto riguarda i costumi femminili, essi variano sensibilmente da una località all’altra, anche se identici sono la policromia e lo sfarzo, soprattutto per l’abbondante sfoggio di gioielli. Per il costume maschile, in genere molto simile, esistono talune eccezioni spettacolari. Si tratta dei costumi di Mamoiada, i mamuthones, caratterizzati dall’uso di pelli, grappoli di campanacci e maschere tristi che sembrano accentuare il clima macabro delle danze.
La musica e il suo folclore
La musica è indispensabile in ogni manifestazione folcloristica. Si basa su due strumenti: launeddas e fisarmonica. Ma se quest’ultima non rappresenta una novità, le launeddas possono essere considerate un patrimonio esclusivo della Sardegna. Si tratta di uno strumento a fiato realizzato con semplici canne da cui, però, i provetti suonatori riescono a trarre suggestivi suoni caratteristici della tradizione isolana. I canti poi, sono tanto armoniosi da dare la sensazione che siano accompagnati da strumenti musicali. Ciò vale soprattutto per su cuncordu, un accordo di quattro voci perfettamente sintonizzate che ripropone per lo più, musiche religiose di stile gregoriano.
Il ballo sardo
Notevole è anche la varietà dei balli. Fra i più noti su ballu tundu, diffuso in tutta l’isola che, oltre al cerchio può snodarsi in altre coreografie; su passu torrau, cioè il passo restituito; su ball’e cumbiru, il cui ballerino dapprima rifiutato dalla dama finisce per dar vita a un assolo una volta formatasi la coppia; sa sciampitta, un ballo campidanese in parte strisciato e in parte danzato in punta di piedi; sa arroxada, in cui il cavaliere può disporre anche di tre dame e disegna un nodo d’amore e infine su ballu e sa stella con i ballerini disposti a forma di stella.
