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Aldo Scardella, un capitolo di lacrime nella storia di Cagliari

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A Cagliari nel parco Giovanni Paolo II, nella via dei Donoratico, c’è un piccolo spicchio intitolato ad Aldo Scardella. Le nuove generazioni che per un motivo o per un altro frequentano quest’area verde, nel quartiere Fonsarda, probabilmente non hanno alcuna idea di chi fosse costui, ma i cagliaritani di vecchia data lo ricordano perfettamente. Ed è difficile, forse, trattenere le lacrime.

Scardella, vittima dell’ingiustizia italiana

Una vittima dell’ingiustizia italiana. Aldo Scardella negli anni Ottanta fu protagonista di uno dei più clamorosi errori giudiziari avvenuti in Italia. Nel 1985 venne arrestato ingiustamente con l’accusa di omicidio ai danni del commerciante Giovanni Battista Pinna, titolare del Bevimarket. Da allora, un calvario giudiziario portò il ragazzo al suicidio nella sua cella.  

Le origini della vicenda

La sera del 23 dicembre 1985, in una Cagliari fredda e festosa in vista del Natale, tre rapinatori, coperti da passamontagna blu e armati di pistola, fecero irruzione nel supermercato Bevimarket, nella via dei Donoratico all’angolo con via dei Visconti. Durante le operazioni di chiusura di cassa, l’imprenditore Giovanni Battista Pinna venne ucciso da alcuni colpi di pistola, nel tentativo di rapina, alla presenza del genero Marco Collu. I tre si diedero poi alla fuga nelle vie vicine.

La Via Dei Donoratico

La via dei Donoratico, angolo via dei Visconti oggi. Il luogo esatto in cui sorgeva il Bevimarket

Aldo Scardella, la condanna da un passamontagna

All’alba del 26 dicembre il 24enne Aldo Scardella, studente alla facoltà di Economia e attivo nel sociale, venne tratto in arresto dalla sua casa di via Capula. Dopo il colpo al Bevimarket i rapinatori scapparono in direzione di una strada che poteva portare nella via dove abitava il giovane. A “incriminare” Scardella, però, fu un passamontagna, uno di quelli usati durante la rapina, rinvenuto dalla polizia, nella tarda mattinata del 24 dicembre, in un giardino condominiale a 50 metri dal palazzo in cui abitava. Il giorno di Santo Stefano, lo stesso in cui il ragazzo venne sottoposto a un interrogatorio, il procuratore della Repubblica Sergio De Nicola ne ordinò l’arresto.

Da Buoncammino a Oristano. Una lunga e terribile detenzione in carcere

A scagionare Scardella non servì l’esito negativo della perizia sul passamontagna e neppure la prova del guanto di paraffina. Per l’Autorità Giudiziaria c’erano comunque “indizi” più che sufficienti sulla colpevolezza del ragazzo. Iniziò così un lungo calvario, un rosario di interrogatori, testimonianze e deposizioni, che coinvolse una lunga girandola di nomi. Dopo la reclusione nella casa circondariale di Buoncammino, Scardella venne trasferito al carcere “Mannu” di Oristano. Aldo venne segregato in regime di isolamento, sorvegliato a vista e tormentato per 24 ore su 24 dalla luce della cella. Per dieci giorni i familiari furono tenuti all’oscuro di tutto.

Piazza Aldo Scardella

La piazza Aldo Scardella, uno spicchio del parco lato via dei Donoratico

Il ritorno a Cagliari. E la tragica fine della vicenda

Il 24 aprile 1986 Aldo Scardella venne trasferito nuovamente alla casa circondariale di Buoncammino, a Cagliari. Furono mesi di paura e illusione che tutto potesse risolversi nella giusta direzione. Ma a nulla valsero le sue grida da innocente. Il 2 luglio 1986 il giovane venne trovato nella sua cella morto suicida per impiccagione. Dopo 185 giorni, Scardella moriva da innocente. Vi chiedo perdono perdono, se mi trovo in questa situazione lo devo solo a me stesso. Ho deciso di farla finita. Perdonatemi per i guai chi vi ho causato. Muoio innocente. Ai miei familiari. Aldo. riporta Vittorio Melis in “Aldo Scardella, il dramma di un innocente”.

I veri colpevoli escono dall’ombra. La solidarietà a Scardella di Enzo Tortora

Per anni si continuò a lavorare sull’omicidio del Pinna. Solamente nel 1996, grazie alla testimonianza di Antonio Fanni, arrestato per traffico di stupefacenti, si scoprì il nome dei due veri assassini. Walter Camba e Adriano Peddio, membri della “banda di Is Mirrionis” e condannati  definitivamente nel 2002. Negli anni Ottanta, anch’egli vittima di malagiustizia, si occupò del caso Enzo Tortora. Emblema della battaglia “Giustizia giusta”, il noto conduttore mostrò tutta la sua solidarietà al giovane Scardella e andò a rendergli omaggio, due mesi dopo la sua morte, nella sua tomba al cimitero di San Michele.

Il 'cuore Verde' Nella Piazza Aldo Scardella

Un “cuore verde” per ricordare Aldo Scardella, nell’omonima piazza

Aldo Scardella, un capitolo di lacrime nella storia di Cagliari ultima modifica: 2019-01-14T18:10:14+01:00 da Gianmarco Cossu

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