Il 4 dicembre, nasceva Emilio Lussu, intellettuale e uomo politico di grande spessore nella Sardegna novecentesca. A dare i natali a questa figura di spicco del panorama antifascista è il paese di Armungia, nel 1890. Figlio di Giovanni e Lucia Mereu, Lussu, nacque da una famiglia agiata e sin dagli anni universitari si distinse per il suo attivismo politico. Sposò la fiorentina, ma di origine marchigiana, Joyce Salvadori, scrittrice, traduttrice, intellettuale e partigiana.
L’esperienza della Grande Guerra
Allo scoppio della Prima guerra mondiale e in seguito all’ingresso dell’Italia nel 1915, Lussu si distinse nelle fila interventiste. Partecipò al conflitto nei reparti della Brigata Sassari, come l’altro intellettuale Camillo Bellieni, prendendo parte a sanguinose battaglie. Decorato più volte al valore, il giovane divenne una figura leggendaria tra i reduci e lucido testimone della barbarie bellica. Sulla scorta di questa esperienza, tra il 1936 e il 1937 scrisse Un anno sull’Altipiano, ambientato ad Asiago e diario di memorie della dolorosa vicenda di contadini strappati alla loro terra e mandati a un insensato macello.
La nascita del Partito Sardo d’Azione
Emilio Lussu, al rientro in Sardegna, dove esercitò la professione di avvocato, portò avanti, grazie al Movimento degli ex combattenti, le istanze dei reduci che chiedevano a gran voce le promesse fatte loro dal Governo prima della chiamata alle armi. Nel 1921 si ebbe la fondazione del Partito Sardo d’Azione, con un programma sardista, antifeudale, anticapitalistico a autonomista, all’interno dello Stato. Sempre nello stesso anno, Lussu fu eletto deputato in parlamento, all’opposizione del neonato partito fascista, al governo l’anno dopo.
L’opposizione al fascismo e il suo arresto
Durante il Ventennio, le idee di cambiamento del psd’Az non furono ben viste dal regime fascista. Lussu divenne baluardo dell’opposizione antifascista isolana e partecipò al ritiro sull’Aventino, in seguito al delitto Matteotti, in segno di opposizione a Benito Mussolini, insieme a Turati, Gramsci e Amendola. Il 31 ottobre 1926, dopo un fallito attentato al Duce, gli indignati fascisti cagliaritani si diressero in corteo verso la sua casa-studio, nell’attuale piazza Martiri, al grido di “A morte Lussu”. Assediato dagli squadristi, Lussu si difese con le armi, uccidendo con un colpo di pistola una camicia nera, Battista Porrà, che tentava di arrampicarsi su uno dei balconcini che davano sulla piazza. Emilio Lussu venne arrestato, nonostante godesse dell’immunità parlamentare.
L’assoluzione e il confino
Il procedimento si concluse con il proscioglimento di Emilio Lussu per avere agito per legittima difesa, il 22 ottobre 1927. La Corte di Cassazione di Roma respinse il ricorso del Pubblico Ministero, nello stesso anno e ordinò la scarcerazione di Lussu. Il fascismo allora si vendicò e lo condannò al confino a Lipari nello stesso anno. Evase nel 1929, insieme a Carlo Rosselli e Fausto Nitti.
Gli anni dell’esilio e il rientro in Italia
Emilio Lussu visse esule a Parigi, ma rimase politicamente sempre molto attivo, insieme al gruppo “Giustizia e Libertà”e ai suoi scritti Marcia su Roma e dintorni (1931) e La catena. Nel 1943 con Amendola, Dozza e Saragat organizzò il comitato d’azione tra il partito comunista, “Giustizia e Libertà” e partito socialista, contro il tallone nazifascista, dando un notevole contributo alla costituzione del Comitato di liberazione nazionale.
Il secondo dopoguerra e la morte
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, fu ministro dell’Assistenza Postbellica nel governo di unità nazionale di Parri. Nel 1948 Lussu fu protagonista della scissione della sua ala filosocialista dal psd’az e aderì al partito socialista italiano. Successivamente, nel 1964, partecipò a una seconda scissione, da cui nacque il partito socialista italiano di unità proletaria. Dopo il 1968 Lussu, per motivi di salute, si ritirò dalle scene della politica, mantenendo comunque sempre un ruolo da protagonista della storia coeva, grazie ai suoi scritti. Morì a Roma nel 1975.