A Cagliari la torre dello Sperone resiste possente e maestosa al passare degli anni. È la più antica della città, ma non lo dà a vedere agli abitanti di uno dei centri storici, quello di Stampace, più rappresentativi. E quasi sorride ironica a coloro che passano sotto il suo portico, tra le vie Ospedale e Azuni, all’imboccatura con via Porto Scalas, che a volte ignorano la sua presenza. Tanto lei, gioiello dell’architettura pisana, sarà sempre lì, nel tempo a venire, a osservare il capoluogo sardo e a custodirne le memorie.
La torre dello Sperone. Cagliari, città di mura
Cagliari è una città di mura e torri. Quella dello Sperone ne è così una delle tante rappresentanze, di matrice pisana. Anche catalani, spagnoli e sabaudi infatti non hanno mancato di fortificare il capoluogo con possenti porte, di cui spesso si ignora completamente l’esistenza. In Castello, ad esempio, l’ingresso e le saracinesche della torre dell’Elefante rievocano lontane cacciate “a son’e corru”. E sono tanti allora i turisti che, passandoci sotto, non possono fare a meno di prestare attenzione, temendo che qualcuno dall’alto possa chiuderli fuori dal quartiere.
Cagliari, quello stemma reso irriconoscibile dal tempo
La torre dello Sperone o degli Alberti viene eretta nel 1293 e porta il nome di un cittadino pisano, capitano della città. Oggi, quando ci si concede una passeggiata per le vie di Stampace, si nota come il palazzo vicino alla chiesa di San Michele sembri averla inglobata. La sua balconata infatti è stata nominata anche del Leone e poi dell’Aquila, nel corso degli anni. Se si guarda con attenzione però, dal lato di via Porto Scalas, lo stemma della famiglia è ancora presente. Sebbene, di certo, il tempo lo abbia reso praticamente irriconoscibile.
La torre dello Sperone che resiste alle bombe
La storia della torre dello Sperone è fatta di resistenza. E non solamente al susseguirsi inesorabile dei secoli. Secondo l’Alziator infatti, la struttura non ha ceduto alle offese dell’ammiraglio Lake e neppure a quelle della flotta spagnola. Per non parlare poi dei bombardamenti subiti dal contrammiraglio Treguet nel 1793, periodo in cui la torre è rimasta in piedi stoicamente.
Quando Vincenzo Sulis scontò la sua pena
Ed è proprio nella torre dello Sperone che l’intellettuale sardo Vincenzo Sulis ha trascorso il suo periodo di prigionia, in attesa di condanna. L’anno è lo stesso, il 1793, quando infatti la Sardegna è stata sotto il vento giacobino, contro l’oppressione degli occupanti piemontesi. Giovanni Maria Angioy auspicava la creazione di una repubblica sarda e Francesco Ignazio Mannu ne sognava la libertà con l’inno A sos feudatarios. E così Sulis, cagliaritano di primo piano, ha pagato a sue spese il fallimento del sogno di autonomia isolana.