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Su barraliccu: sardi, ebrei e calabresi al gioco della fortuna

Su Barraliccu

Uno dei giocattoli più noti della tradizione sarda, onnipresente nelle notti natalizie dei nostri nonni. Su barraliccu è indubbiamente il balocco in cui la fortuna conta più della capacità del giocatore. Il quale può solo affidarsi ai “capricci” rotatori della trottola, oltre che alla forza delle proprie dita. Un fascino, quello del balocco isolano, ancora conservato nel tempo. E che trova precise corrispondenze nella cultura ebraica e calabrese.

Su barralliccu, cubo di legno in movimento

Amore di grandi e piccini, su barraliccu consiste in una sorta di blocchetto di legno cubico da far ruotare. Al centro infatti sporge un perno, nella parte bassa, e un’asta, nella parte superiore. Una forma che permette così al singolo giocatore di farlo girare, iniziando in questo modo “eterne” sfide parentali.

Su barraliccu, le facce del dado: la fortuna nelle lettere

A costituire questa sorta di dado di legno sono, però, quattro facce. Su ognuna di esse sono incise le lettere maiuscole T, P, N, M: totu, poni, nudda, mesu. Inizia allora il gioco vero e proprio: con la spinta del pollice e dell’indice, gli sfidanti faranno ruotare su barrallicu osservando quale faccia mostrerà il dado una volta fermato. A seconda della lettera mostrata, infatti, il giocatore conoscerà quale è il risultato del suo colpo.

Su barraliccu, vinci tutto o perdi tutto: le incognite del dado

Le incognite e gli esiti, infiniti e imprevedibili, dei giri del dado sono il gusto del gioco. La faccia, infatti, può, in un attimo, mostrare la T: e allora al giocatore il diritto di prendersi tutto. Ma un attimo dopo, la stessa faccia può mostrare, al giro successivo, la P: in quel caso il giocatore dovrà restituire la posta.

Dreidel
Il dreidel, perfetto corrispondente ebraico del gioco de su barraliccu.

Tra Calabria e cultura ebraica, le corrispondenze del dado rotante

Come noto, il gioco si presenta molto simile al dreidel del Chanukkah ebraico e al corrispettivo calabrese del poni. Quest’ultimo, detto anche accipitotu, ha nelle facce del dado le lettere A, T, N, P: accipe, totum, nihil e poni.

Quando la fortuna non sorride, dal gioco al modo di dire

Tanto affascinante quanto imprevedibile, il gioco nasconde mille risvolti che possono portare i contendenti a perdere tutto nell’attimo di un giro. E allora, come riportato da Alziator, in Sardegna dalla faccia del poni pare sia derivato il modo di dire cagliaritano tristu comenti unu poni: avere il viso scuro come chi ha perso tutto a su barraliccu.

Su barraliccu: sardi, ebrei e calabresi al gioco della fortuna ultima modifica: 2021-01-08T08:30:00+01:00 da Redazione

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