Cagliari, le case di tolleranza. L’amore ai tempi dei casini - itCagliari

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Cagliari, le case di tolleranza. L’amore ai tempi dei casini

Casa Di Tolleranza

C’è chi le vorrebbe riaprire, chi le rimpiange, chi invece si scandalizza solamente a parlarne. Eppure, tanti anni fa, le case di tolleranza a Cagliari esistevano e abbondavano, così come in tutta Italia. La prostituzione in Sardegna, così come ovunque nel mondo, era il mestiere più antico del mondo e nel capoluogo sardo le professioniste esercitavano in case autorizzate dallo Stato. E i nostri nonni ricordano bene quei momenti di goliardia giovanile, quando spesso si imparava a fare l’amore nei casini con donne di cui si conosceva, a volte, solo il nome. Fino al 1958, quando la legge Merlin serrò i battenti, forse per sempre, delle case chiuse.

La prostituzione in Sardegna, il mestiere più antico del mondo

Di certo, quello della prostituzione è sempre stato il mestiere più antico del mondo. E a Cagliari non mancavano esempi, qua e là, ancor prima dell’apertura delle case di tolleranza autorizzate. C’era chi operava in privato, chi per strada e chi clandestinamente. Il meretricio aveva radici lontane e cresceva con lo sviluppo edilizio della città, che a metà Ottocento diventava sempre più grande e frequentata. Ma le lucciole non erano ben gradite e la comunità le considerava veicolo di turpi malattie. Il  loro era un peregrinare da una parte all’altra di capoluogo.

Casa Chiusa 3

Le case di tolleranza, ovunque in tutta Italia

1860, il regolamento Cavour . L’identikit delle “tollerate”

Per il Governo c’era la necessità di disciplinare il mestiere, soprattutto per fronteggiare pericolose epidemie veneree. Il 15 febbraio 1860 entra in vigore il regolamento Cavour. Le prostitute dovevano essere iscritte in appositi registri di polizia, avere un “libretto di lavoro” e risiedere nelle case di tolleranza autorizzate. Al via la stagione dei postriboli, dunque. Le “tollerate”, ora sottoposte a periodiche visite mediche, erano spesso ragazze povere, approdate dai paesi  in città alla ricerca di fortuna. A volte, si trattava di vedove, le quali, per poter sfamare la famiglia, erano costrette a “fare la vita”.

Cagliari, dalla Marina a Stampace fino a Castello. Postriboli alla buona

A metà Ottocento le case di tolleranza sorsero a Cagliari un po’ ovunque. Dalla Marina sino a Castello, per poi scendere verso Stampace, dove il bordello di via Santa Margherita divenne uno dei più noti della città. Una ventina di ragazze, regolarmente diverse, sotto l’ala di madama Eleonora. Il 29 marzo 1888 con Crispi si ebbe una normativa più rispettosa dei diritti delle “donnine” – con la soppressione del “libretto di lavoro” – e alcuni dei casini italiani si trasformarono in eleganti luoghi di appuntamento. La Sardegna, tuttavia, rimase una realtà più provinciale e le case di tolleranza rimanevano, per così dire, alla buona, all’essenziale, e spesso teatro di episodi da far west.

Una casa chiusa. Luogo di avventura goliardiche dei giovani di allora

Le case di tolleranza, gli habitué cagliaritani

A Cagliari le case di tolleranza mantennero sempre un alone provinciale e le tariffe delle marchette non salivano di granché. Eppure, non mancavano i clienti. Spesso era gente di passaggio, come militari e marinai, altre volte studenti e giovinetti alle prime armi in quanto a sesso, o uomini stanche del manage familiare. Tutti incuranti delle malattie veneree in  cui spesso si poteva incappare. Gli habitué, alla ricerca del proibito, non erano rari e giustamente bisognava accontentarli con le novità della quindicina. Altri, invece, preferivano “fare flanella”. Osservare, solamente, il viavai delle fanciulle, dai nomi diversi, costava zero. L’unico neo era l’incalzare, piuttosto energico, delle maîtresse che mal vedevano gli scrocconi e che fecero affari nel periodo d’oro. Qualcuna, in vecchiaia, investì intelligentemente i soldi fatti e campò di rendita.

Case Chiuse 1

Gli habitué, alla ricerca del proibito, non erano rari e giustamente bisognava accontentarli con le novità della quindicina

Gli anni tra le due guerre e la chiusura

Sotto il regimeo fascista, Mussolini non metteva certo ostacoli ai casini. E nel periodo delle due guerre i disagi e le privazioni costrinsero molte donne a impiegarsi nel mestiere. Con l’arrivo degli americani, poi, le case di tolleranza si riempivano di marine e neri, il cui aspetto pulito e curato faceva a botte con la trascuratezza che dominava i luoghi. Fino al 19 settembre 1958, quando la legge 75 della senatrice Lina Merlin stabilì la chiusura delle case di tolleranza.

 

Cagliari, le case di tolleranza. L’amore ai tempi dei casini ultima modifica: 2019-03-20T18:52:46+01:00 da Gianmarco Cossu

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