Lo stadio Amsicora, un simbolo di gloria per tutta Cagliari

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Lo stadio Amsicora, un simbolo di gloria per tutta Cagliari

L'ingresso Dello Stadio Amsicora In Piazza Manlio Scopigno

Quando si percorre la lunga via Della Pineta o l’interminabile viale Diaz,  ci si ritrova di fronte a un impianto sportivo ricco di storia.  Lo stadio Amsicora,  alle porte del Poetto,  non perde il suo fascino, come una donna che, dopo tanti anni, mostra i segni di un’antica bellezza. Tutti i cagliaritani, pochi esclusi, sanno che quest’impianto, oggi struttura sportiva polivalente, anni fa era il tempio di gloria del Cagliari e teatro della vittoria dei rossoblù del campionato italiano, nel 1970.

La storia e il nome

Nel 1922 il ligure Guido Costa,  rinomato in Sardegna, acquistò un’area dismessa dal demanio pubblico, al confine con il canale delle Saline di Stato. Nasceva così l’impianto Amsicora, nuova casa della Società Ginnastica omonima, di cui Costa era presidente, nata nella primavera del 1897 dall’incontro di giovani cagliaritani nel colle di Bonaria. Il nome imposto sia alla società che allo stadio, inaugurato nel 1923, è carico di significato. Durante la seconda guerra punica, questo principe ed eroe sardo fu uno degli oppositori più strenui al dominio romano nell’Isola. Ma in seguito alla vittoria di Roma su Cartagine e alla morte del figlio Josto, caduto in battaglia contro le truppe di Tito Manlio, si tolse la vita con fierezza.

La vita, il crollo e la rinascita

Nei primi anni del Novecento la società amiscorina diventò protagonista nell’organizzazione di molte attività legate allo sport, praticato a tutto tondo, dall’atletica leggera al ciclismo, dal pugilato alla ginnastica. Tra gli eroi, si ricordano Francesco Loi,  medaglia d’oro alle olimpiadi 1912 e 1920, come Michele Mastromarino, nel 1920 e Mario Corrias, nel 1924 e nel 1932. Le partecipazioni e le vittorie dell’Amiscora ai concorsi italiani ed esteri furono tantissime.  Nel 1924 l’impianto ospitò persino una corrida del torero “Pedrucho” Basauri.
Sotto il  Ventennio fascista la società conobbe un periodo di forti limitazioni. Il regime non concedette spazio di manovra a quelle società non strettamente legate al governo e il neonato stadio Amsicora venne preso in affitto dal P.N.F, rinominato Campo Dux. In seguito alla caduta delle camicie nere e alla fine del secondo conflitto mondiale, la S.G riuscì a strappare l’impianto agli Alleati, che lo avevano trasformato in un deposito mezzi. Fu nuova vita. Numerose infatti le partecipazioni ai vari concorsi e l’atletica leggera ebbe una ripresa. Si costruì nello stadio  una pista di terra rossa, la prima regolamentare in Sardegna. Tra i campioni si distinsero Antonio Trogu, Adriano Loddo e Bruno Pistori.

Stadio Amsicora

Gli anni ’50, l’arrivo del Cagliari

Nel 1951 lo stadio Amsicora diventò la nuova casa del Cagliari. La società rossoblù, ai tempi denominata U.S Cagliari e sotto la presidenza di Domenico Loi, decise di abbandonare il vecchio e glorioso impianto di via Pola – pressappoco laddove oggi sorge la Mediateca del Mediterraneo –  trovò l’accordo con il presidente dell’Amsicora Manlio Cottiglia per trasferirsi nell’impianto sul Ponte Vittorio. A partire dal campionato ‘51-’52, terminato con una storica promozione in serie B, ci furono vent’anni di gloriose battaglie, combattute da campioni indimenticabili, capaci di portare la Sardegna sul tetto d’Italia e d’Europa. Il 12 aprile 1970 è la data simbolo dello stadio. Con un netto 2 a 0 sul Bari, firmato Riva e Gori, i rossoblù di Manlio Scopigno conquistano il loro primo, finora unico, scudetto. Non a caso oggi, all’ingresso che dà sulla rotatoria, sorgono piazza Manlio Scopigno e viale Campioni di Italia 1969/1970.

Cagliari e il suo scudetto 1969/1970

Cagliari-Amsicora, l’abbandono e il “ritorno di fiamma”

Mesi dopo la vittoria del campionato, il Cagliari fece nuovamente i bagagli e si trasferì al nuovo Sant’Elia, inaugurato il 16 settembre 1970 in occasione della gara di Coppa Italia con la Massese. Ma non fu un addio definitivo. I tifosi, anni più tardi, ebbero modo di riempire nuovamente le tribune amsicorine. Dopo il campionato ’87-’88 infatti il Sant’Elia chiuse i battenti, sottoposto a lavori di ristrutturazione in attesa di “Italia ‘90” e fino al 12 marzo 1989 il Cagliari giocò la sua serie C nel vecchio impianto.

La struttura dell’impianto

I nostri nonni ricordano come ai tempi di Giggirriva lo stadio Amsicora fosse un vulcano in eruzione, traboccante di pubblico da ogni dove. In tanti, dalla città e dai paesi, si riversavano nell’impianto in occasione delle gare di campionato, armati di bandiere, sciarpe, panini e bottiglie di spuma. L’impianto aveva una capienza di circa 26 000 spettatori. La struttura fondamentale era la tribuna centrale. Eretta sullo sfondo del quartiere di Sant’Elia, si trattava di una costruzione risalente ai primi anni Venti, in cemento armato e ideata dall’ingegnere Donadio. In seguito, lo spazio sottostante diventò la palestra della Società.

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Tribuna Centrale. Sotto, La Pista Di Atletica Leggera

Lo stadio Amsicora oggi

Con una capienza massima di 8000 spettatori, oggi lo stadio Amsicora è una struttura polivalente. Sottoposto a lavori di ristrutturazione nel 2000, è ancora di proprietà della Società Ginnastica omonima, con un campo centrale in erba sintetica, utilizzato per le partite di massima divisione e giovanili di hockey su prato, una pista di atletica leggera, due palestre, due campi di calcetto e una piscina.

 

 

 

Lo stadio Amsicora, un simbolo di gloria per tutta Cagliari ultima modifica: 2018-11-22T10:53:51+01:00 da Gianmarco Cossu

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