Lo dicono le carte d’identità, lo raccontano le foto sui giornali con grandi torte e strette di mano del sindaco. In Sardegna tanti arrivano a 100 anni in buona salute fisica e mentale. Arzilli vecchietti che abitano ancora soli nella propria casa o che non rinunciano a fare due passi per godere del sole nelle vie del centro. Se sull’isola è una realtà quotidiana, nel mondo poche aree raggiungono questo traguardo con la stessa frequenza. Sono le così dette Longevity Blue Zones, letteralmente zone blu in cui le persone vivono più a lungo rispetto alla media mondiale.
Le Blue Zones: cosa sono e perché si chiamano così
Viste sul planisfero, le Blue Zones sono 5 piccoli puntini distribuiti in tre diversi continenti. In Europa, oltre alla Sardegna ci sono i circa 8000 abitanti dell’isola greca di Icaria. A rappresentare l’Asia invece l’isola di Okinawa in Giappone. Tra i più longevi ci sono anche i membri della comunità di avventisti di Loma Linda in California e la popolazione della penisola di Nicoya in Costa Rica. Ma tutto è iniziato in Sardegna nel 2001 con gli studi del Dott. Gianni Pes, laureato in Medicina e professore all’Università di Sassari, e al demografo belga Michael Poulain. Il blu, diventato colore simbolo di queste aree, è quello inizialmente utilizzato dai due studiosi per tracciare le mappe geografiche nell’entroterra dell’isole. E poi adottato dalla letteratura scientifica internazionale per indicare questo fenomeno.
Il desiderio dell’immortalità e la ricerca dell’elisir di lunga vita
Ma la ricetta della lunga vita non è ancora stata svelata. Fin dall’inizio della sua storia, l’uomo ha cercato di interrompere o rallentare il declino legato alla vecchiaia. Alchimisti di ogni epoca hanno alimentato miti e leggende con pozioni magiche o acque vive in grado di donare l’immortalità. L’epoca degli incantesimi però è finita. Oggi la longevità viene studiata con metodi scientifici e strumenti avanzati. L’elisir di lunga vita sembrerebbe coincidere proprio con quelle sane abitudini che caratterizzavano l’esistenza dei nostri nonni.
Sardegna isola dei centenari: fattori genetici e socio-culturali
Equipe di ricercatori internazionali hanno sottoposto l’isola e intere comunità a rigorose indagini mediche, sociali, climatiche e nutrizionali. Se l’isolamento geografico della Sardegna ha agevolato la conservazione dei geni, gli studi dimostrano che il DNA non basta. Il segreto della vita durevole e in salute dei sardi sarebbe maggiormente legato ai comportamenti individuali e socio-culturali. Tra questi la buona alimentazione, una costante attività fisica e un forte legame con la comunità a cui appartengono. Un modo di vivere profondamente legato alla tradizione e integrata con la natura.
Il segreto delle Blue Zones: una vita semplice, sana e molto attiva
Un popolo composto da pastori e contadini con uno stie di vita semplice e sano, visibile innanzitutto nell’alimentazione. Una versione locale della dieta mediterranea con cibi sostanziosi e dall’alto valore nutritivo. Legumi, verdura e frutta in abbondanza a discapito di alimenti di origine animale. Immancabile anche l’olio d’oliva e un buon bicchiere di Cannonau, il vitigno a bacca nera più diffuso nell’isola. Le fatiche quotidiane nei campi o i chilometri percorsi dietro le greggi li mantenevano attivi e in salute. Da non sottovalutare anche i forti legami familiari e la consapevolezza di sentirsi sempre parte attiva nella comunità. E’ stato appurato che contribuisce a ridurre lo stress e ritarda la comparsa delle malattie legate all’invecchiamento.