Oggi sembra non esistere più e nemmeno i cagliaritani pare lo ricordino. Eppure S’Ecca Manna, uno dei tanti relitti di portici della città, ha avuto la sua storia. E per di più, il suo nome rievoca anche le gesta dell’orgoglio isolano, un tempo forse più fiero di resistere col sangue alle oppressioni di quanto non lo sia oggi. E così ecco che l’altrimenti detto portico di Palabanda, nello scorrere inesorabile del tempo, oggi conserva nel quartiere Stampace solamente un arco, scomparendo a poco a poco dalla memoria della gente.
S’Ecca Manna, a Stampace una porta nel Corso
A Cagliari il portico di S’Ecca Manna era una di quelle tante vie d’accesso di una città pisana amante della sua sicurezza. A Stampace la “Porta Grande” infatti collegava Is Pratzas al corso Vittorio Emanuele. Ovvero quella parte del quartiere vicina all’ “Polmone Verde” cittadino con una delle strade più note della movida del capoluogo isolano. Quest’ultima, sino all’Ottocento, nota come Su Brugu, era abitata da onesti lavoratori così come gente di malaffare.
L’arco di Palabanda in ricordo dei rivoluzionari
Oggi di S’Ecca Manna rimane un arco intitolato ai martiri di Palabanda. Quella zona intorno all’area dell’Orto Botanico che nell’Ottocento è diventata teatro di un piano di ribellione contro l’oppressore straniero. Nel 1812 infatti alcuni congiurati, in quest’area, hanno progettato un’occupazione di Castello, roccaforte del potere dei dominatori Savoia. Tuttavia la notizia, arrivata alle orecchie dell’avvocato del fisco Raimondo Garau, ha allertato l’esercito. Pochi giorni dopo i protagonisti della rivolta vengono così catturati e incarcerati.
S’Ecca Manna, la fine definitiva del portico
Nel Novecento il portico di S’Ecca Manna cessa di esistere, conservando solamente un arco. I bombardamenti del ’43 sventrano la città e anche la porta di Stampace ne paga le conseguenza. In aggiunta, a cavallo con gli anni ’50, il cedimento di una trave al piano superiore sarà determinante per la definitiva demolizione della struttura.