Nato sul finire del XV secolo, l’Orto dei Cappuccini ha rappresentato a lungo la primaria fonte di sostentamento dei frati. Oltre che del Convento, infatti, l’ordine disponeva di un vastissimo territorio. Dopo un lungo periodo di abbandono, le opere di riqualifica hanno permesso all’Orto di vivere una nuova vita. Ri-aperto di recente, lo spazio ha portato alla luce anche alcuni piccoli segreti, custoditi gelosamente al suo interno.
La storia
Nel 1595, i frati Cappuccini fondarono, ad ovest dell’Anfiteatro romano, il proprio convento. Oltre alle celle per i religiosi, questo disponeva di un vastissimo terreno che i frati adibirono ad orto. Nasce dunque l’Orto dei Cappuccini, nell’area compresa tra le odierne viale Merello e viale Fra Ignazio.
Il Convento, e la mole dei suoi occupanti, crebbe rapidamente. Nella prima metà del 1600, assistiamo alla costruzione di un lanificio e di un’infermeria. Dal canto suo, l’Orto dei Cappuccini continuò a crescere rigoglioso. Ciò grazie alla presenza di un pozzo e di un’intricato sistema di canali idrici. Si è poi scoperto, in epoca recente, che la florida crescita delle vegetazione era resa possibile anche dalla presenza di antiche cisterne. Inizialmente ricondotte al periodo punico, sono state poi datate I-II secolo d.C.. Quella di confluire l’acqua piovana non era tuttavia la loro funzione principale. Si trattava infatti di aree di scavo utili ai romani per la costruzione del vicino Anfiteatro.
Sul finire dell’800, il Convento e l’Orto passarono nelle mani della neonata amministrazione comunale di Cagliari. In un primo momento adibito a funzioni sociali, l’Orto iniziò pian piano a cadere nell’oblio.
L’Orto dei Cappuccini oggi
Tra il 2015 e il 2016 prendono il via i lavori di riqualifica dell’Orto. Obiettivo: riportare l’area verde ai fasti di un tempo. Gli scrupolosi lavori di restauro e ripristino del terreno hanno portato quindi alla rinascita dell’Orto dei Cappuccini.
Oltre ad un vasto e curato prato verde, è oggi possibile trovare aree deputate alla coltivazione di erbe medicinali e aromatiche, alberi da frutto e agrumi. Inoltre, sono messi a disposizione del pubblico panchine e persino sdrai. Si tratta insomma di un luogo in cui godere di uno scorcio di verde, pur restando nel cuore di Cagliari.
I piccoli segreti dell’Orto dei Cappuccini
Le cisterne
Come accennato, le cisterne presenti nell’Orto non ebbero all’inizio la funzione di raccogliere e conservare l’acqua. In tempi passati, assolvevano la funzione di prigione. Nel periodo dell’imponente epidemia di pestilenza del 1600, fungevano anche da luogo di sepoltura. L’ingente moria di abitanti, portò infatti il Magistrato di sanità a richiedere l’aiuto dei frati. L’imponente Cisternone Vittorio Emanuele divenne dunque il fossario dei defunti del quartiere Castello.
Il pozzo
Una delle primarie fonti d’acqua con cui si provvedeva ad innaffiare l’Orto proveniva da un pozzo, il cosiddetto Pozzo di Sa Mitza de su Rei. L’appellativo è da ricondursi agli anni in cui Cagliari ancora non disponeva di un proprio acquedotto. La qualità dell’acqua del pozzo dell’Orto dei Cappuccini era particolarmente rinomata. I sovrani dunque, preferivano servirsi di tale fonte piuttosto che di quella vicina al Palazzo Regio. Seppur non fruibile al pubblico, il pozzo è ancora in funzione. Non solo, è grazie ed esso che ancora oggi si provvede ad innaffiare l’intero terreno.
Regalo da uno straniero
La fama dell’Orto dei Cappuccini era tale che il luogo era una delle tappe obbligate per i viaggiatori stranieri in Sardegna. Tra questi figurava anche tale William Henry Smyth. Dagli scritti risalenti agli inizi del 1800, scopriamo infatti che l’uomo lasciò alcuni piccoli doni ai frati Cappuccini. Colpito dalla devozione e dall’inventiva dei frati, donò loro semi, piante esotiche e, soprattutto, un nespolo giapponese. Ancora oggi, un nespolo svetta e fruttifica nei pressi delle cisterne. Con ogni probabilità, si tratta proprio del dono del viaggiatore straniero.